venerdì 31 luglio 2009

Storie di ordinaria Manutenzione...

Oggi mi sento profondamente grata e commossa. Per come la vita è straordinaria, per quanto è generosa, per come e quanto le persone possono sorprendere con le loro azioni, i loro regali o, semplicemente, con la loro esistenza...

A volte mi sono chiesta come tutto sia cominciato. A volte mi sono chiesta come sono arrivata fino qui, fino al punto in cui mi trovo ora.
Sì, la mia storia di vita la conosco, ci mancherebbe altro... ma ci sono punti cruciali in questa storia, punti di svolta, e alcuni di essi si sono persi strada facendo nei meandri della mia memoria... e a volte mi sarebbe piaciuto, e mi piacerebbe, ritrovarli per ritracciare la strada, appunto, che mi ha portata fin qui vedendomi letteralmente cambiare forma, una volta...
A volte ho avuto l'impressione che più che svolte fossero tornanti... qualcosa che sembra far invertire la direzione di marcia, quasi... ma è solo un modo per poter salire... ascendere... verso altre vette... o forse discendere...verso altre profondità... comunque un modo per cambiare dimensione... Un po' come quando si scopre che, mentre si tentava di chiudere un cerchio, si è percorso un tratto circolare sì, ma il cerchio non si chiuderà mai perchè, di fatto, è una spirale...

Ho ricordi di me poco più che bambina con mille domande per la mente, che vertevano tutte più o meno sul senso e significato della vita, alle quali nessuno intorno sapeva rispondere. Da dove vengo davvero? E cosa ci sono venuta a fare, qui, e a che scopo?
Da brava "disadattata", con la magrissima consolazione di avere (forse...o, almeno, così mi dicevano...) un'intelligenza superiore alla media che allora, di certo, non sapevo come impiegare per migliorare la qualità della mia vita, alle soglie dell'adolescenza vivevo da reclusa, relazionandomi al minimo con i compagni di scuola e manifestando un rigetto totale per tutto ciò che era corporeo e connotava il mio essere in carne ed ossa, contrapponendolo a una visione spirituale un po' distorta, piuttosto dis-integrata e dissociata dalla mia realtà quotidiana. Studiavo con voracità (e con voracità mangiavo... ero una "pallina" di un metro e cinquanta centimetri di altezza per più di sessanta chili di peso..."si fa prima a saltarla che a girarle attorno"!), dipingevo e mi dedicavo alla musica per placare le domande che continuavano ad assillarmi, vorticandomi in mente giorno e notte. Non mi bastava. Allora mi rifugiavo in biblioteca e, quando mi stava stretta, in libreria, tuffandomi nei libri il cui titolo mi ispirava. Intorno ai quindici anni, anzichè preoccuparmi di collezionare fidanzatini come sarebbe stato forse naturale a quell'età, navigavo tra l'astrologia, che nella visione Junghiana ed Ermetica mi dava l'idea di un continuum di identità tra l'Uomo e l'Universo, e la filosofia orientale, con una predilezione spiccata per l'induismo e il buddhismo nelle sue varie versioni. Vagheggiavo l'illuminazione, sempre in modo distorto, tentando di ritirarmi dal mondo anzitempo, tanto non mi piaceva.

Paradossalmente, furono proprio alcune tra le tante le pagine scritte che divoravo a spingermi a uscire pian piano dal guscio di intellettualismo che mi proteggeva apparentemente dal mondo che allora percepivo nemico... pagine che mi ispiravano riflessioni e azioni, prodotti delle elaborazioni interiori che preludevano alla più profonda fase di integrazione che ne seguì, quando compresi il valore dell'esperienza concreta, la quale non poteva fare a meno di quella corporeità che mi consentiva l'esperienza stessa.
Dotata di una grande capacità immaginativa che mi permetteva di immedesimarmi rapidamente in ciò che incontravo tramite la lettura, avevo così tanto sviluppata la tendenza a "far mio" ciò che leggevo che, via via in breve tempo, dimenticavo la fonte dalla quale avevo attinto. Così, negli anni, di biblioteca in biblioteca, di trasloco in trasloco, di prestito in prestito, lasciavo o regalavo (perchè non sempre ciò che si presta ritorna...) alcune pietre miliari dei disvelamenti prodottisi nella mia coscienza durante la lettura, disvelamenti che avevano preparato il terreno a quelle esperienze concrete che mi avrebbero finalmente trasformata.
Sì, perchè fu la scoperta del corpo come strumento concreto, "reale", di esperienza psicologica e, oserei dire, spirituale, a permettermi di trasformarmi, o forse di svelarmi o, appunto, scoprirmi, lasciando emergere finalmente la natura che mi caratterizzava profondamente al di là del guscio di restrizioni fisiche, emotive e mentali nel quale mi nascondevo e che per lungo tempo mi aveva supportata.
La scoperta venne tardi, dopo i vent'anni, grazie ai dolori accumulati studiando malamente il pianoforte fino a un soffertissimo (è il caso di dirlo...) diploma. Per liberarmi da quei dolori fui costretta a fare i conti con la mia struttura fisica, e compresi vivamente che a nulla mi servivano tante speculazioni intellettual-filosofico-spirituali, visto che la mia mente non poteva sussistere avulsa dalla mia realtà fisica... quel corpo che mi rappresentava nel mondo, che mi permetteva di incamerare stimoli, percezioni ed esperienze sentendo, e di manifestarmi nell'azione (in una parola, vivere)...

Fu una scoperta dolorosa e potente, che mi spalancò le porte di un nuovo modo di vivere davvero, realizzandolo in quel qui e ora che prima di quel momento credevo un'astrazione. Era come nascere ...davvero, finalmente.
La scoperta, ovviamente, era stata ben preparata. E la preparazione era avvenuta tramite incontri davvero opportuni per quanto a volte apparentemente casuali, a loro volta preceduti da opportune letture.

Quante volte, in questi ultimi anni che hanno visto svolte ulteriori e, molto recentemente, una rinascita, mi sono chiesta quali fra i tanti, tantissimi libri da me letti in quella fase di preparazione che per me coincise con l'adolescenza e il periodo seguente, fossero stati i più significativi e illuminanti.
Sapevo di aver dimenticato, o più probabilmente rimosso, alcuni autori geniali e "scomodi" quanto lo era stato il dolore che pure mi aveva spinto alla svolta primaria, a quell'inversione di marcia (o, almeno, a quel grosso tornante...) che mi riportava al corpo e alla vita dopo anni di tentativi di autodistruzione perpetrati nel nome di uno spirito preteso e presunto al di là della vita stessa.

E proprio ora, in questi ultimi giorni e settimane che mi hanno vista interrogare su cosa e come mi ha permesso di arrivare fin qui, così come sono adesso... perchè me lo sono chiesto spesso, dal 1 marzo (un'altro tornante... e che tornante! Sono "tornata" per miracolo... vedi "Rinascita" ... si trova nell'indice...)... proprio ora, uno di quei libri ritorna... o dovrei scrivere: quel libro ritorna...
Perchè se c'è stato un libro che adesso, rileggendolo, riconosco di aver rimosso per quanto mi aveva toccata, colpita e sconcertata, che ha continuato a lavorarmi dentro per anni in modo subliminale tanto da trasformare radicalmente la visione e percezione di me stessa e del mondo, e da indurmi perfino alla scelta di un soprannome del quale solo adesso, rileggendo il libro da capo a fondo, ho riconosciuto l'origine e il motivo, quello è Lo Zen e l'Arte della Manutenzione della Motocicletta.

Rileggendolo in questi giorni, pagina dopo pagina, mi sono ritrovata a piangere non una volta sola. Perchè è come se più di vent'anni di storia, la mia storia di vita, della vita che riconosco dai giorni della scoperta di me, ritrovassero finalmente ordine.
Resto ancora una volta sconcertata da quei processi attraverso i quali quando una cosa è troppo per essere integrata al momento in cui si presenta, eppure viene riconosciuta come fondamentale, viene serbata in qualche luogo recondito nell'intimo, e da lì rilascia lentamente i suoi principi... guidandoci subliminalmente nella direzione dovuta...quella di ciò che dobbiamo a noi stessi...

Qual è la differenza tra chi viaggia in motocicletta sapendo come la moto funziona e chi non lo sa? In che misura ci si deve occupare della manutenzione della propria motocicletta?...

"La vera motocicletta a cui state lavorando è una moto che si chiama voi stessi. La macchina che sembra 'là fuori' e la persona che sembra 'qui dentro' non sono separate. Crescono insieme verso la Qualità o insieme se ne allontanano."

A chi non ha letto questo libro di Robert M. Pirsig probabilmente queste frasi non diranno granchè. O, forse, muoveranno la curiosità di leggerlo... Adesso, rileggendo queste frasi, mi ricordo del momento in cui smisi di delegare ad altri la cura di me stessa, prendendomi amorevolmente la responsabilità di quella cura e della crescita verso quella Qualità che sostiene, guida e orienta il mio viaggiare... anche se l'ho chiamata e la chiamo in mille altre maniere, è proprio quella Qualità che mi permette di sentirmi presente e lasciarmi andare al fluire... oltre i confini, al di là di ogni distinzione...
Grazie, Antonio. Non saprai mai quanto avevi ragione dicendo che consigliarmi di (ri-) leggere quel libro (e di leggere il seguente) era il più bel regalo che mi potessi fare.

...da più di vent'anni, gli Amici mi chiamano "Mu"...

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