giovedì 25 giugno 2009

Nel Flusso




Amo danzare... quando danzo, vivo la bellezza dell'abbandono a un flusso che mi trasporta al di là di ogni volontà di movimento... e mi fa sentire e percepire, in ogni fibra del mio essere, parte di una corrente di compassione-con-passione infinita... tutto diventa facile, ogni gesto scaturisce dal sentire e non dal fare, ogni sforzo del vivere scompare e rimane solo il senso di appartenenza a un tutto che oltrepassa ogni confine individuale... E, al di là della mia identità attuale, in quel momento sento di esistere come manifestazione dell'Esistenza stessa, trasportata oltre la gravità del peso che normalmente ogni corpo incarna, incorporando la leggerezza che nasce quando si lascia alla Natura il timone e la guida.

Sì, cari, il corpo è un miracolo naturale, e conoscerlo significa comprendere quelle leggi che ci guidano proprio perché ci costituiscono e forniscono la trama e l’ordito alla nostra tessitura di esseri umani, laddove “umanità” assume per me un profondo senso e significato spirituale...

Mi sono ritrovata, negli ultimi tempi, a riflettere sul potere dell’abbandono che scaturisce dalla rinuncia al controllo ad ogni costo. Nel corso della mia vita ho passato alcuni periodi in cui mi sembrava indispensabile programmare ogni cosa, come se l’andamento degli eventi dipendesse dalla mia volontà. In certi momenti e in certi casi saper far questo (cioè programmare le cose come se tutto dipendesse da ciò) aiuta. La volontà è uno strumento prezioso e, di fatto, gran parte delle nostre azioni si compie proprio quando esercitiamo il potere della nostra volontà. La maggior parte delle volte è grazie alla volontà che ci orientiamo nella vita e scegliamo cosa fare e come farlo. Ma la nostra volontà è soggetta a restrizioni, le nostre restrizioni percettive che costituiscono il limite a ciò che vogliamo realizzare e agli orizzonti che ci poniamo. Già, possiamo “volere” solo ciò che rientra per noi nell’immaginabile, e l’immaginabile è costituito da ciò che comunque crediamo sia bene per noi sulla base di esperienze già vissute. Anche potendo immaginare oltre, immagineremmo comunque qualcosa di prevedibile…
Non possiamo andare, nemmeno con la nostra immaginazione, al di là di ciò che siamo in grado di percepire e concepire mentalmente…e questo già pone un limite a ciò che possiamo desiderare, o volere, per noi. Inoltre potremmo stancarci di mantenere per lunghi periodi il focus su ciò che vogliamo raggiungere, soprattutto quando le nostre richieste sono molto particolareggiate…o piuttosto condizionate dai nostri presunti bisogni, o desideri.

A volte il desiderio stesso è un limite, soprattutto quando anch’esso è condizionato, a nostra insaputa, da una libertà presunta o fittizia, fondata sulla convinzione che essere liberi significhi fare ciò che si vuole creando da sé lo scenario che farà da sfondo alle nostre azioni e allo sfoggio del nostro potere di ottenere obbedienza… quasi ci fosse, dietro tutto questo, una sorta di mancanza di fiducia verso la vita e un bisogno spasmodico di decidere a priori quello che dovrà accadere, forse per timore che accada qualcosa che può farci male, o al di fuori dal nostro controllo…

E, ancora una volta, il corpo è Maestro, e insegna. Nel nostro corpo infatti, nel nostro sistema muscolare, troviamo fibre che lavorano sotto il controllo della nostra volontà cosciente. Sono sì obbedienti, ma si stancano presto. Quando le sottoponiamo a un carico di lavoro continuo, subentrano tensioni e restrizioni che affliggono l’intero sistema congelandoci in una forma che ci mantiene in sembianze rigide e artefatte. Volere è faticoso, quando non ci si affida. Fortunatamente, nel nostro corpo ci sono anche fibre muscolari che non necessitano della nostra volontà cosciente per lavorare. Queste non si stancano, sono create appositamente per sostenere il nostro peso e dare supporto e sostegno a ogni movimento. Agiscono autonomamente, sulla base di ciò che siamo in grado di percepire. Nella nostra capacità di percepire coscientemente, di percepire sentendo, si riflette l’abilità di sostenerci.
E come percepiamo? Con i sensi, le porte di quella percezione che ci consente di muoverci senza più sforzo, sentendoci sostenuti in ogni gesto e azione. Il piede che sente e che palpa la terra… lo sguardo che sfiora gli spazi e gli oggetti, proietta le proprie luci accogliendo in sé forme e colori… l’udito che capta ogni suono e ci fa vibrare con esso… l’olfatto e il gusto, che ci portano a raggiungere ciò che possiamo felicemente assaporare… In tutto questo percepire, ci orientiamo nello spazio circostante trovando il sostegno in noi stessi.
E più affidiamo il peso alla terra con le porte dei sensi bene aperte, più ci scopriamo capaci di auto sostenerci… più espandiamo il sentire, più si chiarisce come e dove orientarci…

Il nostro corpo, ancora una volta, custodisce i segreti che ci consentono di comprendere noi stessi su altri piani. È la metafora vivente, carnale, o addirittura il territorio che ci fornisce la mappa della coscienza stessa di esistere. La volontà va sorretta dalla fiducia, e la fiducia implica l’abbandono. L’abbandono a un controllo superiore… E cos’è superiore alla volontà?

…Quel sentire profondo, quel percepire espanso al massimo grado dal quale scaturisce la certezza del flusso che ci guida, al quale arrenderci come a una corrente dolce e intensa che ci porterà là dove siamo attesi e destinati… là dove è il meglio per noi, là dove non giungeremmo nemmeno a immaginare di poter giungere, tanto è lontano…
Là, la nostra volontà si arrende a cuò che qualcuno chiama “volontà divina”… quasi un “controllo superiore” che non richiede sforzo di controllo alcuno, che ci chiede solo di lasciar fare, lasciar accadere, testimoniare osservando ciò che accade arrendendoci

Quando riscopro il potere di questa resa a un ordine più grande della mia piccola volontà razionale, e lo rispetto anche se non lo comprendo fino in fondo, allora vivere diventa facile come danzare... allora non ci sono più ostacoli…. c’è solo il libero fluire del miracolo e della meraviglia continui…

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